George Soros è universalmente conosciuto per essere stato uno dei più grandi investitori (“raider”) della storia. Dopo molti anni passati a “cavalcare” i mercati, l’ormai novantunenne ex profugo ungherese naturalizzato americano da tempo si sta dedicando ad attività umanitarie, pur mantenendo rapporti con la business community.
In questi giorni è a Davos, la cittadina sulle montagne svizzere dove si svolge uno dei più importanti forum economico-finanziari al mondo, a conferma di quanto sia tenuto ancora in considerazione.
Stupisce non poco, quindi, il suo vero e proprio endorsement a favore del Presidente Draghi.
In una lettera aperta al nostro Capo di Governo, il finanziere americano sostanzialmente gli assegna nuovamente il ruolo di “salvatore dell’Europa” come all’epoca dell’ormai intramontabile “whatever it takes” del 2012 grazie al quale salvò l’€. Solo che all’ora ricopriva il ruolo di Presidente della BCE, mentre ora è a capo del Governo di un Paese che, per quanto ancora nei G7, non ha certo il “peso” politico di una Germania (e forse neanche della Francia, per citare gli altri 2 Paesi leader della UE). Lo giudica, quindi, più capace di Sholz, il cancelliere tedesco, forse più “dipendente” dall’imprenditoria tedesca di quanto non lo sia Draghi da quella italiana (ricordiamo che, in termini di “dipendenza” dalle forniture di gas russo i 2 Paesi sono abbastanza simili, con circa il 40% del loro fabbisogno soddisfatto dall’import russo).
Rimane il fatto che la lettera di Soros evidenzia una volta di più quella che probabilmente è un’opinione molto diffusa non solo nelle cancellerie di mezzo mondo, ma forse anche a livello di Istituzioni finanziarie e operatori di mercato, vale a dire quanto Draghi sia ritenuto tra i pochi in grado di risolvere i problemi.
Nella fattispecie, il compito di Draghi sarebbe quello di guidare l’Europa (scavalcando sotto certi aspetti ruoli Istituzionali come quello della Presidente della Commissione Europea) nell’imporre alla Russia se non l’embargo almeno l’introduzione di dazi che penalizzino realmente Mosca.
Secondo Soros, la Russia entro luglio avrà esaurito la propria capacità di stoccaggio del gas, per cui a quel punto dovrà per forza di cose bloccare l’attività dei pozzi (oltre 12.000) da cui, prevalentemente in Siberia, si estrae il gas. La cosa sarebbe, per Putin, devastante: fermare la produzione, “spegnendo” i pozzi, non è così semplice e scontato e richiede tempo (un po’ come chiudere l’altoforno di un impianto siderurgico). Ancor più difficile, poi, sarebbe farli ripartire: nella maggior parte dei casi si tratta, infatti, di impianti obsoleti, con attrezzature ormai vecchie e superate, che non consentirebbero la ripresa produttiva.
Ecco perché sarebbe opportuno, approfittando della stagione estiva, in cui i consumi di gas sono praticamente ai minimi, avviare tutto ciò che può servire per arrivare all’autunno senza dipendere come ora dal gas russo e allora sì mettere veramente in difficoltà Putin. I dazi imposti alla Russia sarebbero poi utilizzati per spingere sempre di più sulla strada dello sviluppo della transizione “verde”, l’unico vero modo per non dipendere dalle forniture russe (e soprattutto per salvare il mondo dal disastro ecologico).
Ieri il tracollo di un’altra società che nell’epoca dei social ha fatto molto parlare di sé (Snapchat), che ha perso il 43% del proprio valore dopo la presentazione dei conti, ha trascinato al ribasso molte società del settore tecnologico, portando il Nasdaq a cedere circa il 2,20%. Meglio è andata al Dow Jones, che ha chiuso, seppur marginalmente, in territorio positivo (+ 0,15%). S&P – 0,80%.
Questa mattina troviamo il Nikkei leggermente negativo (– 0,26%), mentre sia Shanghai che Hong Kong lanciano segnali di resistenza, con gli indici appena positivi.
Futures tutti positivi, soprattutto quelli europei, che crescono tra lo 0,50 e l’1%.
Petrolio di nuovo in rialzo, con il WTI a $ 110,42 (+ 0,48%).
Gas naturale stabile a $ 8,842
Oro in leggero calo, a $ 1.856.
Spread in moderato recupero (199 bp), con il rendimento del BTP che, grazie anche al rafforzamento del bund, scende sotto il 3%. Andamento simile per il treasury, che rende questa mattina il 2,76% (ieri 2,84%), favorito dalle aspettative leggermente più favorevoli sull’inflazione americana.
€/$ a 1,0694, con il $ in leggerissimo recupero su €.
Bitcoin oggi “in buona”, in rialzo dell’1,5%, con le quotazioni appena sotto la soglia dei $ 30.000 (29.764).
Ps: il PNRR vale per l’Italia, come sappiamo, circa € 200MD. Samsung, una delle maggiori “tech company” al mondo e probabilmente la più grande azienda della Corea del Sud, con una capitalizzazione di $ 440 MD e 120.000 dipendenti, “raddoppia”, all’incirca, il Piano della Commissione Europea per il nostro Paese. Ha deciso, infatti, di investire, nei prossimi 5 anni, qualcosa come $ 360 MD per la propria crescita, espandendosi nei semiconduttori e nelle biotecnologie. Ben 260 dei $ 360 MD saranno investiti in Corea, mentre gli altri riguarderanno le sedi sparse per il mondo. Mentre i dipendenti dovrebbero crescere di 80.000 unità. Ma forse Biden qualcosa già sapeva quando, pochi giorni fa, durante la sua visita nel Paese del Far-East, ha affermato che “gran parte del futuro del mondo sarà scritta qui, nell’Indo-Pacifico”.